Anonimo - Cristo crocifisso tra la Vergine e San Giovanni Evangelista

 
CODICI
ID Scheda86881
 
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Altre relazioni
 
LOCALIZZAZIONE
StatoGrecia
Comune
Località
Ripartizione
Contenitore
Collocazione specificaKatholikon, cripta, parete est della navata settentrionale
 
AUTORE
Nome scelto
AMBITO CULTURALE
Denominazionescuola provinciale tardomacedone
Altre attribuzioniscuola costantinopolitana
 
COMMITTENZA
Data1035/ 1055
NomeTeodoro Leobaco, abate di Hosios Lukas (1035/ 1055)
CircostanzaEsaltazione della funzione sepolcrale della cripta
FonteTypikon Confraternita Panagia Naupaktiotissa
 
OGGETTO
Definizione
TipologiaDipinto murale
Identificazioneciclo
 
SOGGETTO
IdentificazioneCristo crocifisso tra la Vergine e San Giovanni Evangelista
 
DATI TECNICI
Materia e tecnica
 
CRONOLOGIA
Secolosec. XI
Frazione di secolometà
Data1035
Fino a1055
Motivazione cronologiabibliografia
Motivazione cronologiaanalisi storica
Altre datazioniSeconda metà del X secolo (C. L. Connor, 1991)
 
 
STATO DI CONSERVAZIONE
Stato di conservazionemediocre
 
RESTAURI
Data1960
Ente responsabileSocietà Archeologica greca
Data1989/ 1990
 
DATI ANALITICI
DESCRIZIONE
Indicazioni sull'oggettoLa dipendenza degli affreschi ad una tradizione decorativa manoscritta che fa perno su Costantinopoli, così come i riferimenti puntuali alla decorazione parietale della Panagia ton Chalkeon a Salonicco, rivelano tangenze compositive ed espressive con la pittura monumentale tardomacedone di matrice aulica, da alcuni storici dell'arte definita "Stile Hosios Lukas". Pertanto la tensione astrattizzante e l'impiego di un'intelaiatura formale estremamente gerarchizzata, che si riscontra nei mosaici soprastanti, caraterizzerebbe anche gli affreschi, in una sostanziale coincidenza di maestranze. A sostegno di quanto detto si citano i numerosi episodi in cui lo stile lineare costituirebbe una koiné espressiva dalle ampie coordinate geografiche, con al centro episodi sublimi come il confezionamento e la decorazione del Menologio di Basilio II (1000 ca.), o ancora i mosaici della Santa Sofia di Kiev (1042/ 1046). In questa sede si ritiene opportuno ammorbidire le posizioni accentratrici in favore di una lettura più sfumata, che va nella direzione di attribuire la responsabilità del cantiere a frescanti che traducono i dettami dello stile lineare in una versione più mossa e sapida, ove le linee avvolgenti e spiraliformi dei panneggi e la disarticolazione anatomica porta a certi esiti espressionistici rilevati altrove: interessante infatti è notare la vicinanza stilistica a cicli occidentali come quelli del monastero benedettino di Sant'Angelo in Formis (metà XI sec.) o della più tarda decorazione della cripta della Basilica di Aquileia (1161/ 1182), anche quest'ultima legata a valori sepolcrali. In nuce appaiono i segnali di quell'inquieto patetismo espressivo, acuiti da una sintassi iperbolica e innaturale, che caratterizzerà i cicli delle province jugoslave, in primis i superbi affreschi della chiesa di San Panteleimone di Nerezi in Macedonia (1164). Nuovi confronti portano nella direzione di prototipi cappadoceni.
Indicazioni sul soggettoSecondo la più aggiornata bibliografia (D. Mouriki, 1985 e C. L. Connor, 1991) la specificità iconografica del ciclo della cripta di Hosios Lukas sarebbe legata alla sua funzione di cappella sepolcrale ospitante la tomba del Santo Monaco Luca di Stiri, presso la quale si erano concentrate numerose guarigioni miracolose ed esorcismi, secondo quanto narra la Vita del Santo. La presenza strategica di Santi Martiri, Apostoli e Santi Padri, nei medaglioni delle volte, determina un legame inscindibile con la comunità monastica, che nel nome di San Luca gestiva un importante centro terapeutico e medico, mentre alle storie della Passione nelle lunette è demandato il compito di enfatizzare il calendario liturgico pasquale in accordo con il Lenten Triodion, oltre a sottolineare la caratterizzazione funeraria del luogo. Spazio consacrato al culto e alla teofania del Santo fondatore, la cripta si segnalerebbe come zona riservata e separata, ove le immagini rimandano a funzioni, pratiche ed esercizi spirituali dei membri della comunità.
NOTIZIE STORICO-CRITICHE
Notizie storico criticheLa testimonianza scritta di Ciriaco d'Ancona, che ci informa di aver letto in un antico manoscritto, durante una visita al monastero greco nel 1436, che la fondazione del complesso risale al patronato imperiale di Costantino IX Monomaco parrebbe confermare le posizioni di chi mette in relazione le decorazioni musive e ad affresco del katholikon con la dinastia macedone (Stikas 1972, Velmans 1999). Manolis Chatzidakis ritiene invece che il fondatore del monastero e il commitente delle decorazioni sia l'abate Filoteo, portando a sostegno della sua tesi l'Akolouthia sulla traslazione delle reliquie di San Luca e ponendo come data di inizio della costruzione del katholikon il 1011. Nuovi studi e una nuova edizione del Typikon della Confraternita della Panagia Naupaktiotissa, fondata a Tebe nel 1048, fanno emergere come probabile committente l'abate Teodoro Leobaco, membro autorevole di una potente famiglia che aveva prestigiose cariche di governo nella capitale del Tema dell'Ellade e abate di Hosios Lukas dal 1035 al 1055. La presenza di numerosi santi omonimi e determinati dettagli iconografici come la presenza di Joshua di Navi, spia di un interesse agiografico dal particolare valore militare, potrebbero confermare il legame della potente famiglia dei Leobaco con il monastero che custodisce la memoria e le spoglie di San Luca di Stiri.
 
 
CONDIZIONE GIURIDICA
Indicazione genericaproprietà Ente religioso non cattolico
 
FONTI E DOCUMENTI DI RIFERIMENTO
FOTOGRAFIE
Generefotografia allegata
Tipopositivo b/n
AutorePericles Papachatzidakis
Data1950/1955
Ente proprietarioFondazione Giorgio Cini onlus
Fondo di appartenenzaCorpus Pericle Papachatzidakis
CollocazioneFondazione Cini/ Fototeca Ist. di Storia dell'Arte
Noteprima del restauro degli anni '60
Formato12x18
IscrizioniSul retro della fotografia vi è un'iscrizione a penna in lingua francese: "Kripte. Le Crucifiement".
Stemmi/marchi/timbriSono presenti 2 timbri: uno fa riferimento allo studio fotografico di Pericles Papachatzidakis sito in atene in via Appollonos 14; l'altro al divieto di riproduzione e al copyright.
PosizioneSDPP0454
BIBLIOGRAFIA
Citazione completaO. Morisani, Gli affreschi dell'Hosios Lukas in Focide, in "Critica d'Arte" IX, 49, 1962, pp. 1-18, fig. 4.
Citazione completaD. Mouriki, The mosaics of Nea Moni on Chios, Atene, 1985, pp. 253-258.
Citazione completaC. L. Connor, Art and miracles in medieval Byzantium: the crypt at Hosios Loukas and its frescoes, Princeton/ N.J., 1991, tav. 7 (Connor), fig. 58 (Connor).