Giotto di Bondone - Due santi apostoli

 
CODICI
ID Scheda648698
 
LOCALIZZAZIONE
RegioneVeneto
Provincia
Comune
Contenitore
Denom. spazio viabil.Campo San Vio, Dorsoduro 864
Raccolta
Collocazione specificaSala dei Primitivi
 
INVENTARIO
Numero40060
 
PROVENIENZA E ALTRE LOCALIZZAZIONI
Tipo di localizzazioneprovenienza
StatoAustria
LocalitàVienna
RaccoltaConte Karol Antoni Leon Ludwik Lanckoroński
Tipo di localizzazioneprovenienza
StatoSvizzera
RaccoltaCollezione privata
Tipo di localizzazioneprovenienza
StatoPrincipato di Monaco
LocalitàMontecarlo
RaccoltaAlessandro Milot (?)
Tipo di localizzazioneprovenienza
RegioneToscana
ProvinciaFI
ComuneFirenze
RaccoltaAntiquario Luigi Albrighi
Data ingresso1960
Data uscita1960
Tipo di localizzazioneprovenienza
RegioneToscana
ProvinciaFI
ComuneFirenze
RaccoltaAntiquario Giovanni Salocchi
Data ingresso1960
Data uscita1965
Tipo di localizzazioneprovenienza
RegioneVeneto
ProvinciaVE
ComuneVenezia
RaccoltaCollezione privata Vittorio Cini
Numero di inventarioVC 7018
Data ingresso1965
Data uscita1977
Tipo di localizzazioneprovenienza
RegioneVeneto
ProvinciaVE
ComuneVenezia
RaccoltaCollezione Yana Cini Alliata di Montereale
Numero di inventarioVC 7018
Data ingresso1977
Data uscita1985
 
AUTORE
Nome scelto
Dati anagrafici1267 ca.-1337
Riferimento all'autorecerchia
Motivazione attribuzionebibliografia
AMBITO CULTURALE
Altre attribuzioniMaso di Banco
Altre attribuzioniGaddi Taddeo
Altre attribuzioniLuca di Tommè
 
OGGETTO
Definizione
Tipologiacomparto di predella
Identificazioneframmento
 
SOGGETTO
IdentificazioneDue santi apostoli
 
DATI TECNICI
Materia e tecnica
MISURE
Altezza42
Larghezza31.7
Altezza47.8
Larghezza37
 
CRONOLOGIA
Secolosec. XIV
Frazione di secoloprimo quarto
Data1320
Validitàante
Fino a1320
Validitàpost
Motivazione cronologiabibliografia
 
 
STATO DI CONSERVAZIONE
Stato di conservazionediscreto
 
RESTAURI
Data2008
Nome operatoreNahabed Chinellato M.
 
DATI ANALITICI
DESCRIZIONE
Indicazioni sull'oggettoLa tavola ha venatura verticale, cosa del tutto insolita per una predella. A destra si vede una incisione verticale che delimita una probabile partizione, una lista sull'oro. Al netto dell'incorniciatura di destra e ipotizzando l'ingombro dell'apostolo mutilo possiamo calcolare che questi riquadri avessero una lunghezza di circa 40 cm. Il punzone è usato con parsimonia, mentre abbonda la presenza di fantasie incise con lo stiletto a mano libera, facendole emergere dalla granitura.
Indicazioni sul soggettoSi tratta di una raffigurazione di due apostoli a figura intera. Quello di destra nelle fattezze del volto rammenta Cristo e quindi potrebbe essere san Giacomo Maggiore. Boskovits proponeva come identità Tommaso Didimo o Giuda Taddeo per il più giovane, Matteo o Simone per il compagno più maturo. A sinistra della composizione emerge il panneggio rosso, risvoltato di verde, di un'altra figura ampiamente ammantata, verso cui si rivolge con gesto dialogante l'apostolo sbarbato. Verosimilmente era un gruppo triadico di un collegio apostolico che necessitava di quattro scomparti, mentre al centro c'era forse un'immagine di Cristo in pietà, con la Vergine e san Giovanni, verso cui sembra rivolgersi pateticamente il probabile San Jacopo. Il taglio allungato degli occhi, il profilo affilato del naso, entro un canone di volto a mandorla irregolare, sfuggente, come triangolata, sono elementi stilistici che configurano Taddeo Gaddi come autore di quest'opera. L'organismo imponente di questi paludamenti è arricchito e complicato da un eccesso di pieghe più minute, che si frangono negli angoli sminuzzandosi in occhielli e plissettature minori, oppure si allungano lungo gli orli ricadenti dei manti in onde replicate. Infine nell'apostolo sbarbato rosette pentapetale sono ottenute con un bollo centrale e una serie di stampini lunati combinati per delineare il disegno esterno e ribattere all'interno due volte il profilo dei petali. Nel nimbo del probabile San Giacomo è invece delineato uno stelo da cui si dipartono a coppie affrontate delle foglie lanceolate incise con una nervatura
NOTIZIE STORICO-CRITICHE
Notizie storico criticheLa tavoletta, secondo la testimonianza di Giannino Marchig, riferita nella scheda inventariale Cini, proviene dalla collezione viennese del conte polacco Karol Antoni Leon Ludwik Lanckoroński (1848-1933), dove il pittore e restauratore triestino l’aveva vista come opera di Maso di Banco; la si può identificare con la tavola citata in tale ubicazione da Berenson (1936) sotto «SS. Giovanni Battista ed Evangelista» di Luca di Tommè (come conferma una fotografia ai Tatti). Già nota a Roberto Longhi e a Ugo Procacci, i quali in occasione dell’ingresso dell’opera nella collezione Vittorio Cini la riferirono rispettivamente a Taddeo Gaddi (“senza incertezze”) e a “Maso di Banco”, fu considerata da Federico Zeri come “cosa vicinissima a Giotto, forse con l’intervento di Taddeo Gaddi”. L’opera è stata pubblicata per la prima volta nel 2008 da Miklós Boskovits,in occasione della mostra L’eredità di Giotto presso la Galleria degli Uffizi, ove è stata esposta restaurata, proponendo l’attribuzione alla bottega stessa di Giotto, anche se già nel 1971, sollecitato da Federico Zeri ad esprimere un parere, si era detto convinto che «si tratti di un’opera molto importante, uscita dalla bottega di Giotto, eseguita probabilmente con la collaborazione del giovane Taddeo Gaddi e del cosiddetto Maestro dell’Altare Stefaneschi». In occasione della mostra fiorentina del 2008 lo studioso propone nella scheda di catalogo il confronto con la predella della faccia tergale del Polittico Stefaneschi e la teoria degli apostoli ivi raffigurata, ritenendo per composizione, iconografia e stile, che il frammento Cini potesse far parte di una struttura analoga, ispirata al capolavoro giottesco, databile verso il 1313. L’opera fu esposta l’anno successivo nella mostra al Vittoriano con medesima attribuzione e medesime considerazioni (Baldini 2009). Andrea De Marchi è tornato recentemente sulla questione in occasione della stesura del nuovo catalogo della Galleria di Palazzo Cini (2016): egli ripropone, per via di stile e dopo accurata analisi delle punzonature e delle lavorazioni auree, l’attribuzione longhiana a Taddeo Gaddi, accostando il frammento Cini alla Madonna con il Bambino in trono di Taddeo conservata nella chiesa di San Francesco a Castelfiorentino e ipotizzando possa trattarsi di una parte della perduta predella che doveva presentare una teoria degli apostoli, secondo il modulo dell’Altare Stefaneschi, come sembra evincersi anche dall’accurata analisi materiale e compositiva della tavoletta Cini: “a destra si vede l’incisione verticale che delimita una probabile partizione, una lista sull’oro, mentre a sinistra emerge il panneggio rosso, risvoltato di verde, di un’altra figura ampiamente ammantata, verso cui si rivolge con gesto dialogante l’apostolo sbarbato. Verosimilmente era un gruppo triadico di un collegio apostolico che necessitava di quattro scomparti, mentre al centro c’era forse un’immagine del Cristo in pietà, con la Vergine e san Giovanni (nella serie allora il dodicesimo posto poteva essere affidato a san Paolo in sua vece), verso cui sembra rivolgersi pateticamente il probabile san Jacopo. Al netto dell’incorniciatura di destra e ipotizzando l’ingombro dell’apostolo mutilo di sinistra possiamo calcolare che questi riquadri avessero una larghezza di circa 40 cm. Con le fasce verticali di qualche centimetro e pensando che il gruppo centrale fosse più arioso (sui 50-60 cm) possiamo adombrare un ingombro complessivo per questa insolita predella di circa 220-230 cm” (De Marchi 2016).
 
 
ACQUISIZIONE
Data acquisizione1985
 
CONDIZIONE GIURIDICA
Indicazione genericaproprietà privata
 
FONTI E DOCUMENTI DI RIFERIMENTO
FOTOGRAFIE
Generefotografia allegata
Tipofotografia digitale
AutoreChinellato Gianpaolo
Data2008
Ente proprietarioFondazione Giorgio Cini onlus
Fondo di appartenenzaArchivio digitale Collezioni
CollocazioneFondazione Cini/ Fototeca Ist. di Storia dell'Arte
NoteFotografia del dipinto dopo il restauro del 2008 senza cornice
PosizioneFDB 40060
Generefotografia allegata
Tipofotografia digitale
AutoreDe Fina Matteo
Data2008
Ente proprietarioFondazione Giorgio Cini onlus
Fondo di appartenenzaArchivio digitale Collezioni
CollocazioneFondazione Cini/ Fototeca Ist. di Storia dell'Arte
Notefotografia del dipinto prima del restauro 2008
PosizioneFD 40060
Generefotografia allegata
Tipopositivo b/n
Ente proprietarioFondazione Giorgio Cini onlus
Fondo di appartenenzaArchivio digitale Collezioni
CollocazioneFondazione Cini/ Fototeca Ist. di Storia dell'Arte
NegativoNFGC 50386
PosizioneNFGC 50386
BIBLIOGRAFIA
Citazione completaB. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento, Milano 1936, p. 270.
Citazione completaM. Boskovits, in L’eredità di Giotto. Arte a Firenze, 1340-1375, catalogo della mostra (Firenze, Galleria degli Uffizi), a cura di A. Tartuferi, Firenze 2008, pp. 96-97, cat 4.
Citazione completaF. Baldini, in Giotto e il Trecento. “Il più sovrano Maestro stato in dipintura”. Le opere, catalogo della mostra (Roma, Complesso del Vittoriano), s cura di A. Tomei, Milano 2009, p. 170, cat. 11, fig. 11 p. 20.
Citazione completaA. De Marchi, in La Galleria di Palazzo Cini. Dipinti, sculture, oggetti d’arte, a cura di A. Bacchi e A. De Marchi, Venezia 2016, pp. 56-58, cat. 7.
MOSTRE
TitoloL'eredità di Giotto. Arte a Firenze, 1340-1375
LuogoFirenze, Galleria degli Uffizi
Data2008
TitoloGiotto e il Trecento. “Il più sovrano Maestro stato in dipintura”. Le opere
LuogoRoma, Complesso del Vittoriano
Data2009
TitoloGiotto/Fontana. Lo spazio d'oro
LuogoNuoro, MAN
Data2023