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DATI ANALITICI |
| DES | DESCRIZIONE |
| | DESO | Indicazioni sull'oggetto | Come a suo tempo rilevato dal professore Sergio Bettini, la discontinuità stilista dei mosaici dell'endonartece della Nea Moni rispetto al resto delle decorazioni sarebbe dovuta alla presenza di due cantieri di lavoro: una corrente più austera, vicina allo stile lineare dei mosaici di Hosios Lukas, dalla grafia insistita volta ad una resa stilizzata delle figure, nel nartece; mentre nel naos e nello spazio presbiteriale predominerebbe la corrente di palazzo, dal plasticismo più insistito e dal vigoroso modellato, precorritrice della maniera di Dafni. L'attuale storiografia artistica è più propensa a considerare la paternità dell'intero complesso musivo in relazione ad un unico cantiere, con al suo interno diverse tendenze espressive (provinciali e costantinopolitane), che risultano ad ogni modo perfettamente fuse nella complessità stilistica e formale. Tra le caratteristiche formali evidenziamo: la tavolozza accesa, caratterizzata da una linea di contorno delle figure che tende a dinamizzare la composizione e l'illuminazione ad effetto che sottolinea la geometrizzazione delle forme: stilemi che apparentano i mosaici della Nea Moni alle decorazioni coeve cipriote, macedoni e cappadocene, oltre che ai perduti mosaici del nartece della chiesa della Dormizione della Vergine di Nicea (1065-1067). |
| | DESS | Indicazioni sul soggetto | Il programma iconografico corrisponde con esatezza alle indicazioni liturgiche e teologiche dello stile classico del periodo macedone, rispondendo alle innovazioni che coinvolgono gli apparati musivi dell'architettura sacra del XI secolo: maggior attenzione alle istanze ascetiche e spiritualizzanti che si concentrano nel tema dell'Incarnazione e risalto ai contenuti eucaristici nella trasposizione in figura del rapporto tra mondo terreno e visione ultraterrena. Nella cupola del naos il Pantocrator è circondato da nove angeli che rimandano alle nove gerarchie angeliche dello Pseudo Dionigi. Nei pennacchi campeggiano serafini e i quattro evangelisti, mentre nelle calotte sottostanti, che ritmano l'ottagono centrale, trovano posto le Feste bizantine e alcune scene della Passione: nella conca absidale è raffigurata la Vergine orante, come nelle chiese palaziali, mentre protesi e diaconico ospitano la Croce a otto bracci e le mezze figure degli Arcangeli Michele e Gabriele. L'esonartece, in migliore stato di conservazione rispetto al naos e al bema, ospita nella cupola la Vergine orante tra santi martiri, uno dei più antichi esempi di questa iconografia, e numerose scene evangeliche. |
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| NSC | NOTIZIE STORICO-CRITICHE |
| | NSC | Notizie storico critiche | Secondo quanto raccontato nella Akolouthia di Niceforo, pubblicata a Venezia nel 1804, tre monaci eremiti rifugiatisi in una caverna del Monte Provateion nell'isola di Chios furono i testimoni, sotto il regno dell'imperatore Michele IV (1034-1041), di un evento miracoloso: l'apparizione, tra le fiamme di un roveto ardente, di un'icona mariana. L'impossibilità di condurla altrove per esporla alla pubblica venerazione, spinse i monaci a costruire un sacello sul luogo del miracolo, dove poi sarebbe sorto il Nuovo Monastero (Nea Moni). La costruzione fu finanziata dal patrizio Costantino Monomaco, che, divenuto imperatore nel 1042 secondo quanto gli era stato predetto dai monaci di Chios durante il suo esilio nell'isola di Mitilene, prestò particolare attenzione alle richieste della comunità monastica del Provateion concedendo denaro, esenzioni e benefici attraverso diverse crisobolle. Risulta molto probabile che le maestranze che eseguirono la costruzione e i magistri che si occuparono delle decorazioni musive provenissero da Costantinopoli, data la protezione imperiale che contraddistinse la genesi del complesso.
Bibliografia di riferimento:
- G. Matthiae, I mosaici della Nea Moni a Chios, Roma 1964.
- D. Iliopoulou-Rogan, A Chios, un témoin de l'art Byzantin : l'eglise de la Nea Moni, in "Archeologia", 80, 1975, pp. 23-34.
- C. Bouras, Nea Moni on Chios : history and architecture, Atene 1982.
- D. Mouriki, Les mosaiques de la Nea Moni de Chios, in XXXI Corso di cultura sull'arte ravennate e bizantina, Ravenna 1984, pp. 359-404.
- H. Maguire, The mosaics of Nea Moni : an imperial reading, in Rhetoric, nature and magic in Byzantine art, Ashgate 1998, pp. 205-214.
- J. R. Mulryne, Mimesis and memory in the narthex mosaics at the Nea Moni, Chios, in "Art history", 24, 2001, pp. 323-337.
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FONTI E DOCUMENTI DI RIFERIMENTO |
| FTA | FOTOGRAFIE |
| | FTAX | Genere | fotografia allegata |
| | FTAP | Tipo | positivo b/n |
| | FTAA | Autore | Pericles Papachatzidakis |
| | FTAD | Data | 1950/1955 |
| | FTAE | Ente proprietario | Fondazione Giorgio Cini onlus |
| | FTAS | Fondo di appartenenza | Corpus Pericle Papachatzidakis |
| | FTAC | Collocazione | Fondazione Cini/ Fototeca Ist. di Storia dell'Arte |
| | FTAT | Note | Prima del restauro |
| | FTAF | Formato | 11.8x17.1 |
| | FTAI | Iscrizioni | Sul retro della fotografia vi è un'iscrizione a penna in lingua francese: "N.M. St Jean, l' Evangeliste". |
| | VDSP | Posizione | SDPP0561 |
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| BIL | BIBLIOGRAFIA |
| | BIL | Citazione completa | E. Diez e O. Demus, Byzantine mosaics in Greece. Hosios Lucas and Daphni, Cambridge Massachusetts 1931, pp. 110-111.
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| | BIL | Citazione completa | S. Bettini, La pittura bizantina. I mosaici, II, Firenze 1939, pp. 18-19. |
| | BIL | Citazione completa | V. Lazarev, Storia della pittura bizantina, Torino 1967, pp. 150-151.
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| | BIL | Citazione completa | D. Mouriki, The mosaics of Nea Moni on Chios, I, Atene 1985, pp. 49-50, tavv. 10-11, figg. 136-137 e 297b (Papachatzidakis).
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| | BIL | Citazione completa | T. Velmans, V. Korać, M. Šuput, Bisanzio. Lo splendore dell'arte monumentale, Milano 1999, p. 124.
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| | BIL | Citazione completa | E. Concina, Le arti di Bisanzio. Secoli VI-XV, Milano 2002, p. 174. |
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